La molluschicoltura in Italia
Prioli, G. (2008). La molluschicoltura in Italia, in: Lovatelli, A. et al. (Ed.) Estado actual del cultivo y manejo de moluscos bivalvos y su proyección futura. factores que afectan su sustentabilidad en América Latina. Taller Técnico Regional de la FAO, 20-24 de agosto de 2007, Puerto Montt, chile. FAO Actas de Pesca y Acuicultura, 12: pp. 159-176 In: Lovatelli, A.; Farías, A.; Uriarte, I. (Ed.) (2008). Estado actual del cultivo y manejo de moluscos bivalvos y su proyección futura: Factores que afectan su sustentabilidad en América Latina. Taller Técnico Regional de la FAO, 20-24 de agosto de 2007, Puerto Montt, chile. FAO Actas de Pesca y Acuicultura, 12. FAO: Rome. ISBN 978-92-5-306115-0. 359 pp., more In: FAO Actas de Pesca y Acuicultura. FAO: Rome. ISSN 2071-1026, more | |
Abstract | La molluschicoltura rappresenta la principale voce produttiva per l’acquacoltura italiana, con la produzione basata quasi esclusivamente su mitili (Mytilus galloprovincialis) e vongole veraci filippine (Tapes philippinarum), a cui si aggiungono limitate quantità di vongole veraci (Tapes decussatus) ed ostriche (Crassostrea gigas e Ostrea edulis). In questa sede si intende fornire un contributo, sebbene non esaustivo, alla conoscenza della mitilicoltura in Italia. Nell’anno 2005, le imprese dedite alla mitilicoltura sono risultate 263, a cui si aggiunge una impresa dedicata esclusivamente all’ostricoltura. Tra le principali zone di produzione di più antica tradizione, abbiamo il golfo di Taranto (Puglia), La Spezia (Liguria), la laguna Veneta, il litorale Flegreo (Campania), ai quali, in tempi più recenti, si è aggiunto il litorale Triestino (Friuli-Venezia Giulia), il golfo di Olbia (Sardegna), l’Emilia-Romagna, le Marche, l’Abruzzo e la parte adriatica della La molluschicoltura in Italia 161 Puglia. Non sempre le imprese titolari dell’impianto di alleamento provvedono anche alla gestione dello stesso, in alcuni casi vige, infatti, l’affidamento di parte delle strutture di allevamento ad imprese o singoli imprenditori, che esercitano a pieno titolo l’attività di mitilicoltura.Gli addetti in mitilicoltura nel nostro paese sono circa 1 400, di cui il numero maggiore è naturalmente concentrato nelle principali zone di produzione. La mitilicoltura italiana è basata essenzialmente su tre sistemi di allevamento: il sistema fisso, il longline a monoventia e il longline triestino o a più ventie. Il sistema fisso è adottato in aree lagunari o strettamente costiere e riparate, a questo sono riconducibili gli insediamenti più antichi, anche se nel tempo vi è stato un graduale ammodernamento delle strutture, concomitante in alcuni casi al passaggio ad altri sistemi. Gli insediamenti a monoventia sono relativamente recenti, gran parte di questi sono sorti negli ultimi 15 anni, ma in breve tempo sono andati a costituire il punto di forza della mitilicoltura italiana, rappresentando la maggior parte dei metri lineari disponibili all’allevamento. Questo tipo di strutture sono utilizzate in zone di mare aperto in quanto offrono un’ottima garanzia di resistenza a eventi meteo marini anche di forte intensità. Il sistema “triestino” ha avuto il suo maggiore sviluppo nei primi anni ’80 del 1900, e viene utilizzato in zone parzialmente o del tutto riparate. Complessivamente in Italia, vi è la disponibilità di circa 2 700 000 di metri lineari (ml) di filare, con valori medi per impresa di circa 10 000 ml. I dati di produzione presentati in questa sede sono relativi all’anno 2005. Derivano da dati ufficiali, che per le informazioni mancanti sono stati rielaborati sulla base dei valori dichiarati dai produttori e sulla capacità produttiva degli impianti di allevamento, in relazione alle caratteristiche dell’area di produzione e del personale impiegato. Ciò che si ricava è un valore pari a circa 74 700 tonnellate di mitili. Non è stata considerata in questo caso la produzione di novellame, non sempre correttamente dichiarata dagli allevatori. Per i mitili il prezzo medio, su base nazionale, nel 2005 è stato di €0,84/kg, condifferenze su base regionale.A differenza di altre specie di molluschi bivalvi, quali la vongola verace filippina (T. philippinarum) o la vongola lupino (Chamelea gallina), la produzione di mitili presenta picchi stagionali più o meno accentuati. Ciò e dovuto sostanzialmente all’influenza, spesso concomitante e sinergica, di tre fattori principali i) la tecnica di allevamento adottata, ii) il reclutamento naturale di novellame, e iii) l’andamento del ciclo riproduttivo. Nel 2007 i centri di depurazione molluschi (CDM) autorizzati erano complessivamente 125, mentre i centri di spedizione (CSM), i soli luoghi autorizzati dalla Commissione Europea (CE) per compiere le operazioni di cernita e confezionamento per destinare poi i molluschi bivalvi al consumo, erano 320, di cui circa 20 sono situati su imbarcazioni di servizio agli impianti di allevamento.In base a quanto riportato da dati FAO per il 2004, ultimo anno disponibile, l’Italia, con circa 32 000 tonnellate, è tra i maggiori paesi importatori di mitili. Secondo statistiche ISTAT, aggiornate all’anno 2006, l’importazione di mitili freschi in Italia è stata di circa 25 700 tonnellate, di cui circa il 62 percento proviene dalla Spagna. Per quanto riguarda i dati relativi alla quota di esportazione, secondo l’ISTAT, nel 2006 l’Italia dirige verso il mercato estero mitili per circa 7 300 tonnellate, di cui il 68 percento in Francia, il 19 percento in Spagna ed il 6,4 percento nei Paesi Bassi. Dal quadro tracciato in precedenza si evince un settore in cui, tranne alcune particolari zone di produzione, vi è una notevole separazione tra la produzione e la successiva commercializzazione. Il ruolo dell’allevatore si ferma allo sbarco del prodotto, dove i mitili sono presi in carico da grossisti che provvedono alla eventuale depurazione, al confezionamento ed alla distribuzione al dettaglio. Le strutture in grado di rappresentare entrambe le componenti sono limitate e rappresentano una piccola percentuale delle imprese di produzione. Sostanzialmente in Italia abbiamo due grosse carenze, alle quali gli operatori cercano di supplire nel miglior modo possibile, e sono i) strutture tecniche dedicate allo studio dei 162 Cultivo y manejo de moluscos bivalvos en América Latina molluschi e del settore più in generale, quale un centro nazionale con diramazioni nelle principali zone di produzione e ii) una forte organizzazione nazionale di produttori, così come avviene nei restanti paesi europei dove queste produzioni hanno forte rilevanza. A questi si aggiungono una serie di punti critici relativi ai diversi ambiti coinvolti in questa attività: ambientale, biologico, tecnologico, amministrativo, igienico sanitario, economico-commerciale. Il settore, nonostante tutto, presenta una notevole dinamicità, che consente di affrontare le difficoltà che spesso si trova di fronte. |
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